mercoledì 29 marzo 2017

Honda AF23 G' - DASH



Verso la fine degli anni ’80 la Honda Motor Company cominciò a lanciare sul mercato una serie di scooters 50 cc dall’aspetto marcatamente sportivo, nel 1987 vide la luce il DJ1-R (6,0 cv) e l’anno successivo il Pax (6,0 cv). Nel 1989 la Honda Motor Company mise in produzione lo scooter 50 cc G’- Dash, il nome non a caso rievocava il simbolo dell’accelerazione per sottolineare il carattere grintoso e performante di uno scooter di nuova concezione, per certi versi estremo e che aveva come tratti caratterizzanti: dimensioni estremamente contenute, peso ridotto, accelerazioni fulminee, frenate potenti ed un aspetto aggressivo ed accattivante. Nei piani commerciali della Honda Motor Company non fu prevista l’esportazione del G’-Dash in Europa, per questo motivo nel 1990 la BSV Motor Trading srl di Crespellano (BO), decise di scommettere sul successo commerciale che avrebbe potuto avere questo piccolo scooter importandone parallelamente dal Giappone circa 3.500 esemplari, che sarebbero poi stati messi in vendita sul mercato italiano con il nome di BSV Gp.


Honda G' - DASH (NH 1)



Disponibile nella colorazione nero (NH 1) o rosso (R 134) e proposto al pubblico al prezzo di lire 2.800.000, il Gp cominciò a fare la propria apparizione nei concessionari di alcune grandi città del nostro paese: Roma e Milano in primis ma anche Bologna, Genova, Napoli, Palermo.
Uno scooter del genere rappresentò un vero e proprio punto di rottura nell’universo dei mezzi a 2 ruote per giovanissimi, diventando ben presto più di un’alternativa ai Piaggio Vespa PK e SI, agli Honda SH e Vision, ai Peugeot Metropolis e Rapido. Facile comprendere le ragioni per le quali in un simile contesto, il BSV Gp riuscì immediatamente a diventare un vero e proprio oggetto del desiderio, non solo dei teenagers ma anche dei centauri più avanti con gli anni, tanto da renderne estremamente difficile la reperibilità. Uno scooter capace di abbinare allo stesso tempo, comodità e semplicità negli spostamenti quotidiani ad un alto tasso di divertimento ed adrenalina, emozioni queste fino allora regalate solo da moto di cilindrata maggiore.
Dopo appena un anno dalla sua entrata in produzione nel 1990, la Honda Motor Company decise di cessare la produzione del G’- Dash continuando il proprio impegno nel settore degli scooters sportivi con quella che sarebbe diventata nota come la famiglia Honda Dio (SR-ZX). I pochissimi esemplari di G’- Dash importati in Italia, ed il fatto di aver fatto da precursore per una nuova concezione di scooter 50 cc, furono tutte circostanze che contribuirono ben presto a far diventare questo scooter una vera e propria icona nel settore, al quale furono dedicati molteplici articoli su riviste specializzate. Una vero e proprio mito a 2 ruote che con il passare degli anni, nonostante l’importazione dei nuovi modelli Honda Dio (in Giappone molto più popolari e venduti rispetto al G’- Dash), diventò sempre più desiderato tanto da diventare frequente oggetto di furti.

Honda G' - DASH (R 134)

Dalla terra del sol levante intanto cominciarono ad essere importate le prime elaborazioni prodotte dalle aziende nipponiche Daytona e Kitaco, in grado di garantire prestazioni mozzafiato e spingere il Gp e gli scooters della serie Honda Dio a velocità ben superiori ai 100 Km/h.
Il fenomeno di costume che ne scaturì fu dilagante: l’utilizzo corsaiolo di questi mezzi cominciò a diffondersi un po’ ovunque. In principio, teatro delle performances più o meno sportive furono i rettilinei delle grandi arterie cittadine, successivamente a seguito del sempre maggiore interesse suscitato da questa nuova realtà, non tardarono ad aprirsi le porte di numerosi kartodromi ed autodromi, circostanza questa che consentì la creazione nei primissimi anni ’90 del Trofeo Nazionale Scooter.
Le apparizioni nei circuiti videro il Gp candidarsi immediatamente come mezzo da battere: agilità, leggerezza, tenuta di strada ne elessero senza mezzi termini la pista come habitat naturale in grado di esaltarne le doti sportive. La visibilità  ottenuta e l’indotto che cominciò a ruotare intorno ad un mondo, che fino ad allora era stato considerato “minore”, proiettò nell’universo degli scooters l’interesse di varie aziende italiane del settore. Di lì a poco le aziende nostrane diedero inizio ad una strategia di marketing volta a tagliare fuori dal mercato le aziende giapponesi: fu così che quando la Molossi e la Polini iniziarono ad investire risorse nelle competizioni per scooters, furono rivisti i regolamenti dei vari trofei in modo da realizzare norme in grado di esaltare le caratteristiche tecniche dei prodotti made in Italy.
 I principali beneficiari di tali innovazioni normative furono i mezzi  Piaggio, utilizzati  per lo sviluppo delle elaborazioni prodotte dalla Malossi e dalla Polini. In questo modo fu segnato un gap tecnico incolmabile tra gli scooters Honda, con motore raffreddato ad aria, ed i primi scooters Piaggio, con motore raffreddato ad H2O, tanto che dopo un paio di anni vissuti da protagonisti,  i mezzi Honda cominciarono ad abbandonare le piste, non potendo più competere ad armi pari con mezzi dotati di 4-5 cv di potenza in più.
Nonostante la prematura uscita di scena dalle competizioni ufficiali nei circuiti, il Gp continuò a veder crescere nel corso degli anni la propria popolarità: le prestazioni da urlo, la ricercatezza delle soluzioni tecniche adottate, la fama di mezzo “fuorilegge” quasi sempre vittorioso nelle corse clandestine, furono tutti elementi che lo consacrarono come oggetto cult tra i giovani degli anni ’90.

 


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