Verso
la fine degli anni ’80 la Honda Motor Company cominciò a lanciare sul mercato
una serie di scooters 50 cc dall’aspetto marcatamente sportivo, nel 1987 vide
la luce il DJ1-R (6,0 cv) e l’anno successivo il Pax (6,0 cv). Nel 1989 la
Honda Motor Company mise in produzione lo scooter 50 cc G’- Dash, il nome non a
caso rievocava il simbolo dell’accelerazione per sottolineare il
carattere grintoso e performante di uno scooter di nuova concezione, per certi
versi estremo e che aveva come tratti caratterizzanti: dimensioni estremamente
contenute, peso ridotto, accelerazioni fulminee, frenate potenti ed un
aspetto aggressivo ed accattivante. Nei piani commerciali della Honda Motor
Company non fu prevista l’esportazione del G’-Dash in Europa, per questo motivo
nel 1990 la BSV Motor Trading srl di Crespellano (BO), decise di scommettere
sul successo commerciale che avrebbe potuto avere questo piccolo scooter
importandone parallelamente dal Giappone circa 3.500 esemplari, che sarebbero
poi stati messi in vendita sul mercato italiano con il nome di BSV Gp.
Honda G' - DASH (NH 1)
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Disponibile
nella colorazione nero (NH 1) o rosso (R 134) e proposto al pubblico al prezzo
di lire 2.800.000, il Gp cominciò a fare la propria apparizione nei
concessionari di alcune grandi città del nostro paese: Roma e Milano in primis
ma anche Bologna, Genova, Napoli, Palermo.
Uno
scooter del genere rappresentò un vero e proprio punto di rottura nell’universo
dei mezzi a 2 ruote per giovanissimi, diventando ben presto più di
un’alternativa ai Piaggio Vespa PK e SI, agli Honda SH e Vision, ai Peugeot
Metropolis e Rapido. Facile comprendere le ragioni per le quali in un simile
contesto, il BSV Gp riuscì immediatamente a diventare un vero e proprio oggetto
del desiderio, non solo dei teenagers ma anche dei centauri più avanti con gli
anni, tanto da renderne estremamente difficile la reperibilità. Uno scooter
capace di abbinare allo stesso tempo, comodità e semplicità negli spostamenti
quotidiani ad un alto tasso di divertimento ed adrenalina, emozioni queste fino
allora regalate solo da moto di cilindrata maggiore.
Dopo
appena un anno dalla sua entrata in produzione nel 1990, la Honda Motor Company
decise di cessare la produzione del G’- Dash continuando il proprio impegno nel
settore degli scooters sportivi con quella che sarebbe diventata nota come la
famiglia Honda Dio (SR-ZX). I pochissimi esemplari di G’- Dash importati in
Italia, ed il fatto di aver fatto da precursore per una nuova concezione di
scooter 50 cc, furono tutte circostanze che contribuirono ben presto a far
diventare questo scooter una vera e propria icona nel settore, al
quale furono dedicati molteplici articoli su riviste specializzate. Una vero e proprio mito a 2 ruote che con il passare degli anni, nonostante l’importazione dei
nuovi modelli Honda Dio (in Giappone molto più popolari e venduti rispetto al
G’- Dash), diventò sempre più desiderato tanto da diventare frequente oggetto di
furti.
Honda G' - DASH (R 134)
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Dalla
terra del sol levante intanto cominciarono ad essere importate le prime
elaborazioni prodotte dalle aziende nipponiche Daytona e Kitaco, in grado di garantire
prestazioni mozzafiato e spingere il Gp e gli scooters della serie Honda Dio a
velocità ben superiori ai 100 Km/h.
Il
fenomeno di costume che ne scaturì fu dilagante: l’utilizzo corsaiolo di questi
mezzi cominciò a diffondersi un po’ ovunque. In principio, teatro delle
performances più o meno sportive furono i rettilinei delle grandi arterie
cittadine, successivamente a seguito del sempre maggiore interesse suscitato da
questa nuova realtà, non tardarono ad aprirsi le porte di numerosi kartodromi
ed autodromi, circostanza questa che consentì la creazione nei primissimi anni
’90 del Trofeo Nazionale Scooter.
Le
apparizioni nei circuiti videro il Gp candidarsi immediatamente come mezzo da
battere: agilità, leggerezza, tenuta di strada ne elessero senza mezzi termini
la pista come habitat naturale in grado di esaltarne le doti sportive. La
visibilità ottenuta e l’indotto che
cominciò a ruotare intorno ad un mondo, che fino ad allora era stato
considerato “minore”, proiettò nell’universo degli scooters l’interesse di varie
aziende italiane del settore. Di lì a poco le aziende nostrane diedero inizio
ad una strategia di marketing volta a tagliare fuori dal mercato le aziende
giapponesi: fu così che quando la Molossi e la Polini iniziarono ad investire
risorse nelle competizioni per scooters, furono rivisti i regolamenti dei vari
trofei in modo da realizzare norme in grado di esaltare le caratteristiche
tecniche dei prodotti made in Italy.
I principali beneficiari di tali innovazioni normative furono i mezzi Piaggio, utilizzati per lo sviluppo delle elaborazioni prodotte dalla Malossi e dalla Polini. In questo modo fu segnato un gap tecnico incolmabile tra gli scooters Honda, con motore raffreddato ad aria, ed i primi scooters Piaggio, con motore raffreddato ad H2O, tanto che dopo un paio di anni vissuti da protagonisti, i mezzi Honda cominciarono ad abbandonare le piste, non potendo più competere ad armi pari con mezzi dotati di 4-5 cv di potenza in più.
I principali beneficiari di tali innovazioni normative furono i mezzi Piaggio, utilizzati per lo sviluppo delle elaborazioni prodotte dalla Malossi e dalla Polini. In questo modo fu segnato un gap tecnico incolmabile tra gli scooters Honda, con motore raffreddato ad aria, ed i primi scooters Piaggio, con motore raffreddato ad H2O, tanto che dopo un paio di anni vissuti da protagonisti, i mezzi Honda cominciarono ad abbandonare le piste, non potendo più competere ad armi pari con mezzi dotati di 4-5 cv di potenza in più.
Nonostante
la prematura uscita di scena dalle competizioni ufficiali nei circuiti, il Gp
continuò a veder crescere nel corso degli anni la propria popolarità: le
prestazioni da urlo, la ricercatezza delle soluzioni tecniche adottate, la fama
di mezzo “fuorilegge” quasi sempre vittorioso nelle corse clandestine, furono
tutti elementi che lo consacrarono come oggetto cult tra i giovani degli anni
’90.
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