Nel
1988 la Honda Motor Company diede inizio alla produzione del primo Honda Dio,
uno scooter pensato per una fascia di giovani utenti
che nel corso degli anni verrà esportato in tutto il mondo. In questo
contesto, nel 1989 nacque l’Honda G’- Dash, uno scooter che pur avendo la
stessa filosofia e molti elementi tecnici in comune ai modelli Honda Dio, ne
rappresentò una evoluzione ancora più sportiva. La produzione estremamente
limitata (1989-1990), alcune soluzioni meccaniche più ricercate quali
l’adozione di forcelle idrauliche Showa HD-SUS, alcuni elementi della
trasmissione più performanti, il telaio monotrave, le dimensioni così ridotte
da renderlo privo del sistema Met-In (vano sottosella), ne lasciarono da subito
intuire un uso più votato alla pista, aspetto questo che potrebbe essere
confermato dal fatto che fu l’unico modello di scooter sportivo prodotto a
cavallo tra gli anni ’80 e ‘90 al quale la Honda Motor Company non accostò la sigla Dio.
1988 Venne
prodotto il primo modello Honda Dio, rispetto agli scooters prodotti
fino ad allora si trattava di un mezzo caratterizzato da dimensioni più ridotte
e peso contenuto, equipaggiato con un motore a 2 tempi raffreddato ad aria. Il
blocco motore siglato AF18E con trasmissione a cinghia trapezoidale V-Matic era
in grado di erogare una potenza di 6,4 cv, l’aspirazione era in posizione
laterale rispetto al cilindro ed il carburatore era un Keihin 14 mm con aria
automatica.
Il telaio bitrave in acciaio consentiva
di posizionare il serbatoio della benzina (litri 4) sotto la pedana, soluzione questa
che permise di adottare il sistema Met-In, un comodo ed ampio vano sottosella
in grado di ospitare un casco integrale.
L’impianto frenante
era caratterizzato sia sull’anteriore che sul posteriore da un sistema a
tamburo. Nel 1990 venne prodotta la prima evoluzione di questo scooter denominata
Honda Dio SR, rispetto al primo modello questa versione aggiornata, oltre ad
avere una potenza leggermente superiore (6,8 cv), adottava un freno a disco
anteriore da 160 mm, una nuova marmitta, ed una diversa veste grafica della
strumentazione. Entrambe le versioni montavano una forcella anteriore a molla
denominata VR-SUS, un portapacchi posteriore, un gruppo ottico anteriore di
colore bianco e la centralina elettronica CDI a due spinotti.
Prodotto in circa 20 varianti
cromatiche, molte delle quali mai arrivate in Europa, gli Honda Dio e Dio SR
furono importati nel nostro paese a partire dal 1990 dalla BSV Motor Company di
Crespellano che, sostituendo gli adesivi originali Honda applicati sulla carrozzeria
con altri creati appositamente per il mercato italiano, cambiò il nome di
questo scooter in BSV Sp.
1989 Nacque
l’Honda G’- Dash, uno scooter caratterizzato da un’indole sportiva senza
compromessi. Il blocco AF18E era molto simile, ma non identico, a quello del
primo Honda Dio.
Un albero motore più lungo, le pulegge del gruppo frizione di diametro maggiore, la cinghia trapezoidale più larga, i rapporti di dimensioni diverse ed una nuova marmitta, permettevano un maggiore allungo ed il raggiungimento di una potenza di 6,8 cv.
Un albero motore più lungo, le pulegge del gruppo frizione di diametro maggiore, la cinghia trapezoidale più larga, i rapporti di dimensioni diverse ed una nuova marmitta, permettevano un maggiore allungo ed il raggiungimento di una potenza di 6,8 cv.
1991 Vide
la luce la seconda generazione dello scooter Honda Dio, anche in questo caso prodotto nelle due versioni: Dio
con freno a tamburo e Dio SR con freno a disco. Di questi 2 modelli furono
prodotte 2 varianti che si discostavano dagli originali per l’adozione di
diversi gruppi ottici anteriori: si trattava dell’Honda Dio con cupolino e faro
del Vision e del Dio XR BAJA con gruppo ottico formato da due fari circolari
simili a quelli delle moto da enduro.
Il telaio bitrave in acciaio era molto
simile a quello del modello precedente, soluzione che analogamente all’Honda
Dio del 1988 consentiva di posizionare il serbatoio della benzina (litri 5) sotto
la pedana e di adottare, anche in questo caso, il sistema Met-In.
Il motore AF18E delle prime versioni
era lo stesso montato sul precedente modello, gli esemplari prodotti negli
ultimi anni invece, adottarono la versione evoluta dello stesso propulsore
caratterizzata da albero motore, pulegge e cinghia di dimensioni maggiori: gli
stessi elementi che di lì a poco avrebbero equipaggiato il primo modello di Honda
Dio ZX.
Disponibile in circa 20 varianti
cromatiche, molte delle quali sconosciute al pubblico europeo, fu importato in
Italia nel 1992 dalla azienda francese HSC, che come a suo tempo fece la BSV
con il modello precedente, cambiò il nome di questo scooter in HSC Sc01. In
questo caso i nuovi adesivi recanti la nuova dizione, oltre ad essere
graficamente identici a quelli Honda, vennero applicati sopra a quelli
originali. Le colorazioni importate in Italia furono inizialmente nero (NH 237
HP) e rosso (R 158 P) entrambe con faro anteriore giallo.
Nel 1993 la Honda Motor Company iniziò
ad importare anche in Italia l’Honda Dio SR nelle colorazioni nero (NH 237 HP) e
grigio (NH 320 M), a differenza dei modelli importati dalla HSC queste 2
versioni montavano la versione evoluta del blocco motore AF18E, un gruppo
ottico anteriore bianco ed una diversa strumentazione bicolore grigia e nera.
Tutte le versioni Dio e Dio SR uscirono dalla fabbrica con forcella anteriore a
molla VR-SUS, portapacchi posteriore e centralina elettronica ad un solo
spinotto.
1992 La
Honda Motor Company lanciò sul mercato lo scooter della serie Dio che
probabilmente ha incontrato il maggior favore dei giovani centauri europei: l’Honda Dio ZX. Si trattava di una
evoluzione del Dio SR e quindi disponibile
solo nella versione con freno anteriore a disco. Rispetto al predecessore le
uniche differenze estetiche erano date dall’adozione, al posto del consueto
portapacchi, di un alettone posteriore con stop integrato, dalla nuova marmitta
Goshi con fodera satinata molto simile a quella del G’- Dash (vedi pag. 47) e dal
fondo scala della strumentazione di colore bianco anziché nero. Dal punto di
vista meccanico Il motore a 2 tempi raffreddato ad aria siglato AF18E con
trasmissione a cinghia trapezoidale V-Matic era lo stesso montato sugli ultimi
modelli prodotti dell’Honda Dio SR. Rispetto alla prima generazione di propulsori
AF18E prodotti nel 1988, le differenze riguardavano l’albero motore di diametro
e lunghezza più generose, la cinghia della trasmissione più larga, le pulegge
del gruppo frizione di diametro maggiore uguali a quelle del G’- Dash e la
centralina elettronica CDI a 2 spinotti. Non cambiava invece la forcella
anteriore a molla VR-SUS.
Nel 1992 questo modello venne
importato dalla HSC nella sola colorazione nero (NH 237 P) con faro anteriore
giallo. Le uniche differenze cromatiche riguardavano gli adesivi applicati
sulla carrozzeria disponibili nelle 3 varianti grigio-azzurro-fucsia. Nei primi
esemplari importati dalla HSC il nome del modello rimase quello originale,
venne solo sostituita la scritta Dio con quella dell’importatore francese
cosicchè il nome dello scooter diventò HSC ZX.
Nel 1993 la Honda iniziò ad importare
in Italia anche questo modello nelle colorazioni nero (NH 237 HP), grigio (NH
242 M-U) e viola (RP 138 M).
1994
Entrò in produzione l’Honda Dio ZX con
motore orizzontale. Leggermente diverso nella parte frontale rispetto al
predecessore, presentava una parte posteriore completamente rinnovata con una
coda sfuggente sulla quale rimase il caratteristico alettone posteriore con led
luminoso.
Telaio e propulsore erano del tutto
nuovi. Il nuovo blocco motore denominato
AF34E, montava per la prima volta il cilindro in posizione orizzontale ed
adottava un nuovo attacco sul telaio posizionato più in alto rispetto ai
predecessori. Queste soluzioni consentivano di abbassare il baricentro dello
scooter e ricavare un vano sottosella più ampio. Rispetto ai precedenti modelli
Honda Dio le differenze meccaniche erano numerosissime: nuovo carburatore
Keihin da 16 mm (anziché 14 mm) con aria automatica e collettore più lungo, aspirazione
in posizione centrale rispetto al cilindro con pacco lamellare a 4 petali, 4
fori per l’ancoraggio al carter motore e guidaflussi estraibile, albero motore
con corsa di 39,3 mm (rispetto a 41,4 mm del modello precedente) e cuscinetti
del banco motore di diametro maggiore rispetto a quelli montati sul blocco
motore AF18E.
Lo schema delle sospensioni era analogo
a quello del modello precedente: disco anteriore da 160 mm e forcelle a molla
VR-SUS. Nel 1995 vennero montate le forcelle idrauliche Showa HD-SUS
sostanzialmente identiche a quelle adottate dal G’- Dash. Altra novità assoluta
fu il meccanismo a leva posizionato nel vano sottosella in grado di bloccare il
cavalletto dello scooter una volta parcheggiato. Questa prima versione montava il
faro anteriore giallo e venne importata in Italia dalla BSV Motor Company e
della Carpi Motor srl nelle colorazioni nero, magenta e viola.
Nel 1997 l’Honda Dio ZX beneficiò di alcuni
aggiornamenti estetici e tecnici. Venne leggermente modificato il cupolino
anteriore che ospitava un nuovo faro di colore bianco o violetto con lampada
alogena, la colorazione della strumentazione diventò bianca, il blocchetto
dell’accensione variò leggermente posizione sul controscudo, furono introdotte
delle nuove forcelle idrauliche HD-SUS diverse sia nella meccanica che nella
colorazione: oro come quella dei nuovi cerchi in lega a 6 razze. Importanti
furono le novità meccaniche con il nuovo blocco motore siglato AF35E che si
differenziava dal precedente per il diverso albero motore, per il minore
diametro dei cuscinetti del banco (uguali a quelli del blocco motore AF18E),
per il nuovo pacco lamellare a 4 petali con 3 fori per l’ancoraggio al carter
motore senza guidaflussi estraibile, per la diversa forma del collettore. Nuovi
anche il carburatore Keihin da 17 mm con aria automatica e l’impianto
elettrico.
Nel 2000 venne adottata una nuova marmitta catalitica
in grado di rispettare la normativa Euro1 ed un nuovo blocchetto di accensione
capace di comandare l’apertura della sella. Grazie a quest’ultima innovazione,
oltre che dalla fiancata, la serratura scomparve anche dallo sportelletto della
benzina per essere posizionata invece sul tappo del serbatoio.
Bravi, bell'articolo, esaustivo!
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